domenica 23 febbraio 2020

Senescenza e rinascita




In questo breve post voglio stimolarvi nel comprendere il linguaggio degli alberi e valutare le sue possibilità.
Un albero senescente di per sè non è un albero "finito" o non adatto all' ambiente urbano (o con forte antropizzazione). E' un ossimoro che troppo spesso viene utilizzato per nascondere l'inadeguatezza di molti "gestori" del bene e da chi tecnicamente non sà "operare" su questi "vecchietti". Non voglio nemmeno che passi il concetto che la sostituzione delle alberature non deve essere fatta, anzi, ma nemmeno che le alberature arrivate agli ultimi stadi di vita debbano essere considerate in ogni sua forma "un problema". Di certo non sono alberi di facile gestione, ma questo non dovrebbe essere un problema per chi, come me, opera sugli alberi: questione di professionalità, studio, osservazione, lettura del linguaggio dell'albero e previsione del suo comportamento.






Gli alberi come detto, a parte poche specie, sono potenzialmente immortali come testimonia la slide: questo è un passaggio dallo stadio 10 allo stadio 1. L'autoriduzione fisiologica di un albero senescente non è altro che una semplificazione in termini energetici, ormonali e meccanici per riportare l'albero a quello che era inizialmente: ovvero una giovane plantula... E da quì ricominciare tutte le tappe a livello morfofisiologico in termini energetici, ormonali e meccanici in un clima di assoluta indipendenza.
Parliamo dello stesso albero! Ed è quì che viene seppellita la perenne antropomorfizzazione tra la nostra vita e quella di un albero. Un albero esce fuori dagli schemi del tempo e viaggia attraverso anche l'immortalità, cosa che a noi è preclusa. Continuare a considerare gli alberi, "solo alberi" è quanto di più stupido si possa sentire... E considerare un albero senescente come un albero "finito" o "non gestibile" è altrettanto stupido.
Gli alberi ci insegnano a rispettare i cuoi comportamenti e i suoi tempi. Non capirli ci viene precluso tutto ciò... dalla vecchiaia alla rinascita.

sabato 8 febbraio 2020

Cure su Morus


Su questo bel esemplare di Morus secolare (stadio 9 traumatico) abbiamo riscontrato i caratteri tipici che contraddistinguono i Gelsi delle nostre campagne, ovvero quel che rimane dell'allevamento a "Testa di Salice" (linea tratteggiata rossa): questa tecnica serviva per mantenere in forma obbligata l'albero, procedendo con il taglio annuale o biennale nel medesimo punto di tutta la vegetazione emessa, andando così a creare un "callo testa" che era preservato in quanto accumulatore di zuccheri per ricreare la vegetazione. In questo modo si creava una maggiore vegetazione che poteva essere usata su diverse specie per diversi motivi: il Salice per i vimini (scope, legacci per viti, ecc.), il Tiglio per mantenere contenuta la vegetazione e raccogliere meglio le infiorescenze per l'uso in erboristeria (tisane in primis), il Platano come surrogato di legno da carbonella e il Gelso per foraggiare il bestiame e il Baco da Seta. Caduto in disuso tale pratica, ad oggi questa tecnica viene usata quasi esclusivamente per scopo ornamentale.