domenica 10 novembre 2019

Buona la prima


Nasco a Faenza nell'agosto del 1978 (l'anno dei 3 papi e del sequestro Moro) da papà Pietro e mamma Edda. Ho una sorellona che si chiama Daniela con la quale condivido tantissime cose e a cui voglio un gran bene. Vivo da allora in una frazione di Brisighella, immerso tra ulivi, calanchi e gessi. Oggi sono un padre di famiglia e precisamente padre di Petra, il frutto dell'amore che è nato tra me e mia moglie Paola. 

Da piccino mio padre mi portava sempre in mezzo ai boschi ed è da allora che ho cominciato a sviluppare un amore sviscerale verso la natura, ed in particolar modo verso gli alberi.

 

Quando intrapresi agraria come scuola superiore la mia idea era quella di diventare una brava guardia forestale, proprio per proteggere quei boschi che mio padre mi faceva tastare ogni fine settimana. Ma un giorno di febbraio del lontano '95, tornando da scuola, vidi passare davanti a casa mia una piattaforma di lavoro e poco dopo, non lontano da casa, vidi che stavano potando un albero.
Io ne rimasi folgorato! Vedere che ci si poteva approcciare con gli alberi in maniera così diretta per me fu qualcosa di incredibile. Ero in IV superiore e decisi di abbandonarla per andare subito a lavorare, o meglio... andare a fare quel lavoro che si occupava di alberi. Ad ottobre del medesimo anno, a 17 anni compiuti, fui assunto proprio laddove avevano quella piattaforma che mi stregò in un freddo giorno di febbraio.
I primi mesi di lavoro non furono semplici per diversi motivi, soprattutto causata da un forte ostilità da parte di alcune persone che vedevano in me non una risorsa ma un "avversario". Fu una ostilità bieca e paradossale, in cui si faceva di tutto per non insegnarmi e darmi mansioni di tutt'altro genere rispetto a quello che volevo fare. Fù molto difficile e non nascondo che ho pianto diverse volte. Ma davanti a queste ostilità, vidi la luce proprio là dove avevo mollato tutto: la formazione. Cominciai a formarmi e ad informarmi. Ripresi in mano libri di chimica, biologia, fisica e elementi di agricoltura per ridisegnare il mio percorso. Feci corsi in giro per l'Italia, andai a convegni, workshop e giornate tecniche. Ad un certo punto, a meno di 20 anni di età, avevo un bagaglio tecnico maggiore di persone che erano nel mio posto di lavoro da 30 anni. Mangiavo libri e riviste di settore ogni giorno.

 

L'istruzione che avevo lasciato per strada la ripresi in mano come un boomerang, Ciò che mi appesantiva la giornata fu la mia rivincita. Va da sè che cominciai a potare, abbattere e gestire alberi nel mio posto di lavoro e lo facevo con sistemi nuovi, con idee nuove e con una formazione che era seconda a nessuno o a pochi in Italia. Feci corsi e convegni con Shigo, Mattheck, Pius, Wessoly, Hallè, Ken Palmer e Chisolm. Ma in tutto questo ebbero soprattutto un gran ruolo nella mia formazione Giovanni Morelli, Pierre Raimbault e il trittico dello staff del servizio giardini (di allora) del comune di Faenza, ovvero Caroli, Savini e Valtieri. I ragazzi del servizio giardini di Faenza portarono nuova linfa e idee meravigliose sulla gestione del verde, al quale andammo a traino tutti noi operai della ditta nella quale lavoravo, ma soprattutto perchè a monte c'era chi buttava benzina sul fuoco, ovvero Morelli e Raimbault. Fu questo ferrarese e questo francese che mi aprirono tutti i punti chakra nel campo dell'arboricoltura, soprattutto con gli aspetti legati alla morfofisiologia dell'albero. Con Giovanni collaboro ancora tutt'oggi, con Pierre ho avuto modo di lavorare su alcuni Tigli a Faenza e di mettere mano su diversi progetti da lui portati avanti assieme a Giovanni. Quando a settembre 2011 fu dato il decesso di Pierre per me fu un fulmine a ciel sereno. Dopo pochi giorni cominciare un progetto da lui avviato (i Pini di Errano) con la supervisione di Giovanni fu qualcosa che strinse un nodo alla gola a tutti noi, ma allo stesso tempo mi dava le chiavi di volta di un ulteriore visione: l'intergenerazionalità delle cure sugli alberi. Pierre con i suoi lasciti ci aveva messo in luce che le cure che facevamo su questi meravigliosi esseri viventi non erano legate al "momento", ma erano parte di un progetto che declinava nel lungo periodo. Giovanni fu il degno portatore di queste visioni, che condivideva da tempo con Pierre. E ad oggi, quando Giovanni parla, parla anche Pierre.
Ma in questo cammino qualcosa non era compiuto, non ero arrivato ancora dove volevo. Dopo più di vent'anni di lavoro, abbandonai il posto di lavoro dove ero e nell'agosto del 2016 misi le basi per un attività individuale, ma non da solo, con un gruppo che ad oggi per me è una famiglia, e che risponde al nome di Alberi Sparsi, la prima rete di imprese in Italia che si occupa di verde a 360°. Da quando ci siamo formati abbiamo preso lavori di grande importanza, fatto corsi ed eventi e stiamo aumentando le forze in campo grazie ad un appeal dato da una base conoscitiva, qualitativa, con una base etica, deontologica e culturale che va sopra tutto in quel che facciamo. Abbiamo creato insieme a Morelli i primi corsi (al mondo!) strutturati che svelano in maniera monografica gli alberi e stiamo strutturando altre idee che ben presto prenderanno forma.


Lavoriamo con privati ed enti quotidianamente e crediamo tantissimo nella formazione. Ad oggi sono anche Arboricoltore Europeo Certificato come alcuni miei colleghi di rete.
E allora perchè scrivo? Molti di voi mi conoscono attraverso i social o attraverso la mia attività giornaliera. Scrivo perchè le mie idee, impressioni, perplessità e fatti che accadono nella mia vita da arboricoltore possano essere di aiuto, stimolo e confronto con ognuno di voi... arboricoltori, professionisti ma e soprattutto persone che non conoscono questo meraviglioso mondo o che semplicemente ne conoscono la superficie. Provare a parlarne e a confrontarsi è l'unica maniera per capirli meglio. Per cui cercherò di fare la mia parte. Per adesso, a parte qualche strafalcione grammaticale di cui mi dovete scusare,  arrivederci e  mi raccomando... Buoni alberi a tutti voi!



4 commenti:

  1. Grande Teddy, Buoni alberi anche a te.

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  2. Ti seguirò anche qui con immenso piacere!

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  3. Bello Stefano, diretto e gli errori grammaticali lo fanno sincero. Commovente "E ad oggi quando Giovanni parla, parla anche Pierre".

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