sabato 8 febbraio 2020

Cure su Morus


Su questo bel esemplare di Morus secolare (stadio 9 traumatico) abbiamo riscontrato i caratteri tipici che contraddistinguono i Gelsi delle nostre campagne, ovvero quel che rimane dell'allevamento a "Testa di Salice" (linea tratteggiata rossa): questa tecnica serviva per mantenere in forma obbligata l'albero, procedendo con il taglio annuale o biennale nel medesimo punto di tutta la vegetazione emessa, andando così a creare un "callo testa" che era preservato in quanto accumulatore di zuccheri per ricreare la vegetazione. In questo modo si creava una maggiore vegetazione che poteva essere usata su diverse specie per diversi motivi: il Salice per i vimini (scope, legacci per viti, ecc.), il Tiglio per mantenere contenuta la vegetazione e raccogliere meglio le infiorescenze per l'uso in erboristeria (tisane in primis), il Platano come surrogato di legno da carbonella e il Gelso per foraggiare il bestiame e il Baco da Seta. Caduto in disuso tale pratica, ad oggi questa tecnica viene usata quasi esclusivamente per scopo ornamentale.




Purtroppo lasciati passare già 3-5 anni dall'allevamento a Testa di Salice, questa tecnica non è più ripetibile in quanto la vegetazione formata sarebbe dimensionalmente troppo grande e tagliandola in toto si creerebbero tagli sovradimensionati che darebbero origine prima di tutto  a carie estese con tutte le conseguenze del caso.
Ma purtroppo il sonno della ragione genera mostri: con la perdita culturale delle antiche (ma agronomicamente giuste) forme di allevamento, il capitozzo fu comunque la soluzione adottata (cerchi gialli).
Da questa base siamo partiti con un piano di cura che ha visto in primis una potatura di selezione dei reiterati formati causa la capitozzatura e una rimonda (eliminazione del materiale secco e compromesso). Il tutto eseguito in Tree Climbing.



Poi abbiamo riempito le cavità dell'albero che presentavano abbozzi di radici aeree con un misto di terriccio (70%) e lapillo vulcanico (30%), in modo da preservarle e generarle nel tempo.
Quanto segue è un sunto di Giovanni Morelli a riguardo delle radici aeree avventizie:

"La produzione di radici avventizie in sede aerea, se si esclude il caso di alcune specie particolari (come i Ficus) è legata al raggiungimento dello stadio morfofisiologico 10 (Raimbault), stadio che indica una condizione di avanzata maturità. Allo stadio 10 gli alberi, ormai privi di un coordinamento ormonale generale, tendono al rinnovo della loro struttura producendo getti e radici avventizie che, spesso appoggiandosi a ciò che rimane delle vecchie strutture anatomiche in fase di degradazione, riattivano localmente l'attività cambiale. Si tratta di una condizione che, per molte specie (tigli, gelsi, sofore ...), può preludere ad un secondo ciclo vitale. Lo stadio 10 può essere raggiunto naturalmente ma può essere anche indotto precocemente da insorgenze patologiche o da traumi come le ripetute capitozzature; in questi ultimi casi, evidentemente, esso si presenta in una sua variante "patologica" che non sempre porta ad un recupero di condizioni morfofisiologiche normali. Favorire la produzione di queste radici sui vecchi alberi rappresenta comunque un efficace ausilio gestionale"


Il prossimo intervento sarà quello di un eventuale consolidamento in inverno 2020-2021 tra i vari tronchi che hanno problematiche strutturali ben noti a questi stadi evolutivi e una nuova potatura di formazione dei rami selezionati in questo intervento, contenimento, selezione e rimonda nel periodo estivo 2022.

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