sabato 14 marzo 2020

Cos'è la potatura - parte 2


Bene, se siete arrivati fino a qui è perchè probabilmente avete letto la prima parte sul cos'è la potatura. Se non lo avete fatto vi consiglio di leggervela.

Visto ciò che fino ad oggi era consuetudine fare e interpretare come una tecnica giusta, ovvero la capitozzatura, adesso passiamo invece ad analizzare ciò che deve essere fatto su un albero, perchè lo si deve fare e quando tutto ciò deve essere applicato.


Iniziamo subito con il dire che chi asserisce che le potature sono utili all'albero asserisce in realtà a una reticenza sbagliata. Gli alberi sono organismi in grado di assolvere a pieno alle proprie funzionalità fisiologiche e meccaniche e la potatura non è altro che una interferenza per l'albero, atta a mediare e mitigare la convivenza tra noi uomini e alberi. Questa dovrebbe essere la base. Ovvero un metodo per "eludere" l'albero e anticipare le sue azioni per quanto sia possibile. Vi faccio un esempio... Gli alberi maturi sono organismi che nei loro processi che vengono fatti stagionalmente per addizione dei propri elementi (rami, foglie, ecc.) ne eliminano una parte (altri rami, altre foglie, ecc.) in un processo di rinnovo continuo. Va da se che in un bosco questo processo passi inosservato ai più, nonostante che lungo un sentiero sovente ci capita di trovare rami o addirittura parti di albero intero a terra. Questo fa parte della sua naturale fisiologia: aggiungo altri elementi, elimino o lascio eliminare parti non funzionali o disfunzionali, riciclo il tutto e così via... Ma in ambiente urbano dinamiche del tutto normali (e controllate) dall'albero non possono avere luogo. Un ramo o un albero che cade può provocare un danno enorme a cose, animali e persone. Quindi cosa fare? La tattica è semplice a parole per quanto complessa nella realtà dei singoli casi. Ovvero, giocare di anticipo e convincerlo!
Sul convincerlo ci tornerò nell'ultimo post che farò... Parliamo allora del giocare di anticipo. 

Prima di tutto vi prego di guardare la seguente tabella.





Semplificando molto l'albero ha 4 stadi ben definibili (tecnicamente ce ne sarebbero 10, ovvero i 10 stadi morfo-fisiologici redatti dal grande prof- Pierre Raimbault). Infanzia, Giovinezza, Maturità e Senescenza. Ognuno di questi stadi raggiunti o in raggiungimento porta con se obiettivi comuni su tutte le specie presenti tranne che per qualche eccezione (come ad esempio il Pino domestico che non raggiunge la senescenza). Quindi avremo una prima fase in cui l'albero cercherà di alzarsi dal mondo erbaceo e cercherà di raggiungere una altezza considerevole, poi allargherà di pari passo la propria chioma per guadagnare spazio e capacità fotosintetica, poi una volta raggiunto un equilibrio tra le parti manterrà grazie a un continuo rinnovo delle parti per un lungo periodo (il più lungo generalmente) la proprio forma e infine, causa un crollo energetico, comincerà una riduzione sempre più accelerata nel tempo delle varie parti, fino alla morte o... alla rinascita!
Quindi come approntare una potatura corretta? Semplicemente (si fa per dire) seguendo e anticipando l'evoluzione dell'albero.
In un albero in fase di infanzia sarà da prediligere una corretta formazione del fusto principale, eliminando per cui materiale che nel tempo può provocare problematiche accentuate (come le cortecce incluse, ovvero la formazione di inserzioni splittate tra più fusti, tronchi o branche).
Un albero in fase di giovinezza sarà da formare sempre sugli stessi principi dell'infanzia (corretta formazione del fusto)e nel contempo gestendo in maniera corretta l'accrescimento laterale che in questo momento non deve essere interrotta, e se lo deve essere per questioni contingenti (contenimenti dovuti alla prossimità di strutture per esempio) deve essere fatta utilizzando la tecnica detta del taglio di ritorno: ovvero rientrare su un ramo proporzionato che garantisca il controllo ormonale della parte interessata, in modo da non avere uno squilibrio della parte interessata con conseguenze simili al capitozzo.



Una volta raggiunti appieno i primi due stadi di sviluppo, l'albero entra nello stadio più lungo che riesce a mantenere, ovvero la maturità. In questo momento l'albero rinnova costantemente la propria struttura emettendo vegetazione che ciclicamente abbandona a discapito di nuova vegetazione. In questo caso dobbiamo eliminare il materiale che può cadere a terra come rami secchi, rotti e compromessi, prima che naturalmente o grazie ad eventi meteo se ne liberi. Poi sempre tenendo conto del fatto che l'albero rinnoverà ciclicamente la propria struttura dovremo cominciare a rientrare la chioma su vegetazione arretrata che comincia a prendere il sopravvento su quella posta davanti a sé, sempre con la tecnica del taglio di ritorno. Ed è qui soprattutto che è evidente il giocare di anticipo! Anticipare ciò che l'albero farebbe è la chiave di volta per una corretta gestione dell'albero!






Alla fine della maturità (per un albero come la Quercia può durare secoli!), causa un crollo drastico delle riserve energetiche, l'albero comincia a ridurre tutti gli elementi in gioco, sia in termini fisiologici che morfologici. L'albero a questo punto si libera ciclicamente delle parti distali della chioma creando una chioma sempre più prossima alla zona inferiore del fusto. E' la cosiddetta autoriduzione fisiologica! In questo caso avremo sempre più problematiche di natura energetica e meccanica, in cui le zone più distali saranno secche, altamente compromesse e deperenti, mentre la zona inferiore presenterà un vero e proprio rinnovo con vegetazione del tutto indipendente e non sottoposta a un controllo ormonale. Dovremo per cui eliminare le parti sopra esposte in maniera ciclica in maniera da seguire in un processo riduttivo l'albero in questione per portarlo o alla sua morte o alla sua... rinascita. Già rinascita! Perchè un albero che è in senescenza può, una volta liberatosi da tutto il materiale che gli serve, riprendere come una giovane plantula a percorrere il proprio cammino!





Detto questo capiamo anche quanto materiale e in che periodo si può effettuare la potatura.
Partiamo con il dire che su alberi giovani (infanzia e giovinezza) possiamo spingerci ad eliminare (materiale secco escluso) anche il 20-25% della vegetazione, in maturità non oltre il 15-20%, mentre in senescenza non oltre il 10%. Logico che ci sono tutte le sfumature del caso tra uno stadio e l'altro in cui le percentuali di vegetazione devono essere adeguate e soprattutto questo deve essere considerato come il limite, non come un target da raggiungere. 
Altra cosa il periodo. Sempre per reticenza si considera il solo e unico periodo per le potature quello invernale (novembre-marzo): questo periodo è sempre rimasto in auge proprio per una mera vocazione agricola, in cui le potature dovevano essere fatte nel periodo invernale per poi avere un raccolta che andava nelle stagioni successive, da primavera a inizio autunno. In pratica si prendeva nuovamente una consuetudine del mondo agricolo e la si trasportava nel mondo dell'arboricoltura. Non che sia un periodo errato quello invernale, tutt'altro, ma anche qui faccio prima a sintetizzare il tutto con una tabella.



Capite bene quindi che operare in estate ha degli aspetti del tutto positivi se si vuole ad esempio eliminare il materiale secco in una caducifoglia o di "mantenere e gestire" un contenimento nel  tempo: soprattutto in città dove gli spazi sono quel che sono e i contenimenti sugli alberi sono impossibili da non fare, la possibilità di usare la stagione estiva ci viene incontro proprio per garantire per più tempo e con una risposta meno esplosiva il contenimento effettuato. Logico invece che se devo eliminare maggiori quantitativi di vegetazione per i più disperati motivi (una ricostruzione di chioma dopo una capitozzatura per esempio) la potatura invernale sarà quella che garantirà una risposta più rapida. Insomma, ditemi quello che devo fare e io vi dirò quale stagione è la migliore per potare! E l'autunno e la primavera? Meglio evitarle, salvo la classica rimonda (ovvero l'eliminazione di materiale secco, rotto e deperente), in quanto l'albero in primavera per la riproposizione delle foglie, dei fiori e dei frutti dà a fondo a buona parte delle riserve energetiche e nel periodo autunnale trasloca gli zuccheri prodotti dalla fotosintesi nelle sue zone di accumolo(radici, inserzioni di branche e tronchi). Detto questo, anche in virtù di una stagionalità che non è più la stessa da diversi anni, non mi faccio troppe fisime ad operare anche in questi due periodi stando nei livelli di vegetazione asportata in quelli canonici estivi. Alla fine si torna sul fatto che se si opera bene e con giudizio anche i periodi primaverile e autunnale sono ipotizzabili e a livello di risposta si hanno all'incirca i benefit (e i deficit) di quella estiva. 



Ma adesso vi metto ancora un po' di casistiche. Questo che abbiamo elencato è una serie di azioni che hanno ragione di esistere nel caso l'albero si trovi in condizioni diciamo così "accademiche". Ma sappiamo benissimo che un albero può avere diverse situazioni in cui può incappare e principalmente nei nostri viali, nei nostri cortili e nei nostri parchi sono essenzialmente 2 i fattori che per certi versi incappano questi esseri viventi e spesso possono essere in combine:

  • Problematiche a livello ipogeo (es. scavi alle radici, limitazioni fisiche alla crescita delle radici, ecc.)
  • Problematiche a livello epigeo (es. capitozzature, rotture di grosse parti della chioma, ecc.)

    Quindi come fare e quali sono le soluzioni da adottare che spesso trascendono dalle azioni accademiche che abbiamo elencato poc'anzi? E' qui che viene il convincimento... 

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